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Fiore frutta foglia fango di Sara Baume

  • Immagine del redattore: Stephania Giacobone
    Stephania Giacobone
  • 6 feb 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Per prima cosa quello di Sara Baume è un libro scritto straordinariamente bene. E questo basterebbe per essere letto. Ma non è solo la forma, è il contenuto intenso e profondo.

Sara Baume, nata nel Lancashire, si è poi trasferita in Irlanda. Dopo aver pubblicato numerosi racconti, questo è il suo romanzo d’esordio.

Ci sono tanti libri che hanno come protagonisti un uomo e un cane e il loro rapporto, ma non tutti affrontano l'argomento con l'intensità che ci mette questa scrittrice.

Il protagonista umano è un uomo di 57 anni, Ray, che vive isolato nella casa sulla costa irlandese. L'abitazione è del padre deceduto. La sua vita è monotona e fatta di piccole routine, ma viene stravolta bruscamente dall’avviso letto sulla vetrina del negozio: “cercasi proprietario paziente e comprensivo”. Davanti a lui un piccolo cane scuro che è sopravvissuto a una sessione di badger-baiting, primitivo sport britannico che consiste nel far scontrare in combattimento cani e tassi.

Ray d’istinto e senza pensarci troppo, decide di adottare questo cane. L'uomo si accorge subito della diversità del cane, gli manca un occhio. E allora anche il nome è immediato: “Benvenuto a casa, Unocchio, mio buon piccolo cacciatore di ratti”.

Unocchio è un cane traumatizzato, nel corpo e nello “spirito”, che trova in Ray un padrone che lo accetta per quel che è. Da parte sua, il cane semi cieco è l’unico essere vivente al mondo capace di accettare un uomo trasandato, solo, inadatto.

Tutto procede tranquillamente quando un giorno, sulla spiaggia, Unocchio azzanna un altro cane e la proprietaria promette di tornare a casa dell’uomo e di far portar via il cane dalla Polizia.

Infatti frequentare luoghi pubblici con l’animale è impossibile perché Unocchio aggredisce chiunque: adulti, bambini e gli altri cani. È l’occhio perso e che lo ha lasciato con un campo visivo dimezzato e un’incontrollabile paura degli altri animali che lo rende pericoloso e aggressivo nei confronti dei suoi simili.

Ray non vuole che succeda nulla al suo unico e fidato amico Unocchio e così non ha altra scelta che mettersi in viaggio sulla sua auto che guida a fatica con quella gamba claudicante che si ritrova.

Ma la relazione con il padre non è conclusa e un giorno Ray si vede costretto a tornare a casa per chiudere i conti col passato.


È una storia tenera e bellissima, una storia di solitudine e inadeguatezza a tratti triste, molto struggente e originale. Fiore frutto foglia fango è un libro pieno di natura e senza retorica. Ve ne lascio un assaggio.


“Sono orribile. So di essere orribile. Eppure tu mi segui fedelmente fino all’acqua. Ti siedi composto tra conchiglie e ciottoli. Attendi paziente, mentre mi immergo nel mare ghiacciato […] Vedo te, che sei tutta la mia famiglia, e mi chiedo perché non scappi verso le colline. Devi aver capito che ce la faresti, che non potrei riprenderti. Eppure te ne resti seduto vicino all’acqua; eppure mi aspetti”


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